Il famoso diamante di Liz Taylor

Diamante Taylor

Il ‘Taylor-Burton Diamond’

Diamante TaylorUno dei diamanti e gioielli entrati negli annali pare sia stato acquistato da Richard Burton per la sua Elizabeth Taylor per il loro fidanzamento. Un diamante da 68 carati, con taglio a Smeraldo che il noto attore gallese pagò 1.100.000 mila dollari, nel 1969.

I ben 241 carati della pietra scoperta in Sud Africa nel 1966, nella miniera Primer Mine, vengono lavorati dal noto goielliere Harry Winston, che la trasformò in un gioiello da 69 carati.

Harriet Annenberg, sorella dell’editore Walter, lo acquistò nel 1967, ma successivamente lo rivendette all’asta, perché ritenuto troppo pesante da indossare: Cartier si aggiudicò il prezioso gioiello per ben 1.050.000 dollari, soffiando l’occasione a Richard Burton. Questi comunque non si diede affatto per vinto e il giorno dopo chiamò Cartier per acquistare il gioiello, che finalmente fu suo per 1.100.000 dollari.

Da allora è noto come il ‘Taylor-Burton Diamond’.

Da anello a collana

Venne quindi incastonato in un anello di platino, insieme ad altri due diamanti. Anello che, però, venne ritenuto troppo pesante dalla Taylor.

Fu così che venne ordinata la creazione di una collana con un duplice scopo: valorizzare finalmente un capolavoro di arte e natura in modo umanamente “sostenibile” e, non meno importante, nascondere una cicatrice sul collo della stella hollywoodiana, ultima traccia dell’intervento chirurgico subito pochi anni prima da “Liz”. La collana costò altri 80.000 dollari.

L’attrice è stata vista indossare la collana col diamante, in pubblico, solo due volte, e, dopo il divorzio da Burton nel 1978 rivendette la collana col famoso diamante per 5 milioni di dollari, all’asta. Destinò parte della somma in beneficenza, per finanziare la costruzione di un ospedale in Botswana.

Oggi il diamante è di proprietà di Robert Mouawad, nota famiglia di gioiellieri libanesi. Modificato in un gioiello da 68 carati, attualmente è custodito in un museo della famiglia Mouawad a Beirut.

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